La vendetta delle Muse by Serena Dandini

La vendetta delle Muse by Serena Dandini

autore:Serena Dandini [Dandini, Serena]
La lingua: ita
Format: epub
editore: HarperCollins Italia


ARTEMISIA FECIT

Musa in suo nome proprio

La ragazza siede in una grande vasca di marmo, sta per fare il bagno. Sarebbe nuda se non fosse per un minuscolo telo bianco, appoggiato tatticamente sulla coscia sinistra a nascondere l’inguine dalle occhiate di legioni di voyeurs che dal Seicento la scandagliano centimetro per centimetro.

Dopo quattrocento anni questo celebre soggetto biblico dipinto da una diciassettenne nel 1610 suscita ancora l’interesse di una vasta platea di ammiratori, studiosi, esteti o semplici curiosi. Com’è possibile? Cosa ha di diverso dai tanti nudi di cui sono piene le pinacoteche e i musei di tutto il mondo? Tra le pennellate si nasconde qualcosa di insolito e originale che attrae fatalmente i suoi osservatori e forse il mistero riguarda proprio la personalità dell’artista celata dietro l’opera, che continua a parlarci anche dopo centinaia di anni.

Ognuno è folgorato dalla sua personale sindrome di Stendhal e questa è la mia.

Susanna è un personaggio biblico, la mogliettina di Ioachim, ricco e stimato notabile di Babilonia. I due vivono in una villa con giardino gigante annesso, dove si trova la famigerata vasca di marmo in cui Susanna è solita immergersi, congedate le ancelle. Un giorno Ioachim riceve la visita di due anziani giudici. Al momento di andarsene i due buttano lo sguardo in giardino, e chi vedono? Susanna mezza nuda, che sta per farsi il bagno. Ossessionati da questa immagine, nei giorni successivi pensano bene di minacciarla: o lei accetterà le loro profferte sessuali, oppure la accuseranno di adulterio. Susanna non ne vuole sapere, li respinge, e i due vecchioni livorosi, per ripicca, la denunciano per un crimine che non ha commesso. A salvarla da morte certa è un ragazzino di nome Daniele: «Siete così stolti, israeliti?» esclama di fronte al tribunale. «Avete condannato a morte una figlia d’Israele senza indagare la verità!» Alla fine i calunniatori sono ritenuti colpevoli, Daniele è riconosciuto come profeta e Dio come colui che ha disposto per il meglio. Susanna trionfa e diviene esempio di castità, fedeltà, lealtà, timore di Dio... una campionessa di virtù muliebri.

Alla fine del Quattrocento Susanna e i vecchioni diventa un tema iconografico à la page. Di Susanne ne vengono dipinte a bizzeffe: c’è quella castissima di Pinturicchio, quella morbida di Lorenzo Lotto, la Susanna-meringa di Tintoretto, quella semimartirizzata di Rubens... A parte un’improbabile versione lasciva di Alessandro Allori, che richiama le cartoline erotiche in bianco e nero dei primi del Novecento, tutte le altre Susanne sono rassegnate o si stanno votando a Nostro Signore, con gli occhi rivolti al cielo.

La “nostra” Susanna, invece, è diversa: è disgustata. I vecchioni la ripugnano, così la loro proposta, un insulto. È costretta a chiedere aiuto perché sola, ma non è difficile immaginare che, se fosse stata in mezzo alla gente, o anche solo vestita, li avrebbe cacciati a male parole, quando non presi direttamente a schiaffi. Ma Susanna non può reagire, è sotto scacco. Uno dei molestatori, addirittura, le intima il silenzio appoggiando l’indice sulla bocca vogliosa.

Disgusto a parte, la nostra eroina possiede un’altra caratteristica unica: ha un corpo realistico.



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